domenica 7 giugno 2009

L’ultima estate di Klingsor.

(Dall'omonimo racconto di hermann Hesse)

Il colore è vita,
è superficie,
e delle cose è
la pelle sua più fine…
Ed è con il colore
che vi racconterò l’estate,
l’ultima mia,
non so se la più bella,
ma certo, tra le tante,
proprio quella
che vide al suo crepuscolo
lasciar l’anima mia
dipinta su una tela
assieme al volto,
ai cento volti miei,
e ai volti della storia
del pianeta
che come un lampo
davanti a me passaron
come succede
nell’attimo finale
della vita….
Estate magica fu
quell’estate mia,
intensa e profumata
come il vino,
rosso robbia la sera
e cinabro al mattino.
Il viola del cobalto
avea la notte,
che accompagnava
con la paura
il riso
per quelle dieci vite
che davvero
nemmeno una
consumar volevo.
Ma il giorno…
il giorno del verde Veronese
i campi colorava,
e di quello cobalto
i monti dipingeva,
lasciando all’acqua
il color dello smeraldo,
ed al sole e all’amor
il giallo e rosso cadmio
del passeggiar lambendo
sulla strada
il grano che s’inchina
alla delicatezza del papavero…

Per un’estate
e per la vita intera
i miei quattro colori
mi bastavano.
Ma per la morte no,
non so il colore
e mai l’ho voluto
ricercare…
Perché la morte
è la fine del colore,
ed io la sfido
restando sempre in piedi:
la penna ed il pennello
in una mano,
ed in quell’altra
un calice di vino
e l’indomata voglia
di stare ancora in piedi,
ancora,
ancora e sempre,
ancora un’altra volta
brindando con la gioia
e con la rabbia
al mio mattino….