martedì 10 novembre 2009

Malinconia

La luna questa notte
è andata a rischiarar
chissà quale magia,
mentre spazza la pioggia ,
là fuori, i marciapiedi
e qui, dentro di me,
le briciole dei sogni
rimaste a infastidire i miei pensieri…
E tu notte,
tu che da troppo tempo arrivi
sempre dopo che sono andato via,
prendimi questa volta,
sciogli la mia paura
torna con me a quel tempo,
oh notte mia,
quando nutrivo i sogni all’ombra tua.

Da tempo, ormai , tu non sei più mia
mi resta solo il giorno,
ma cosa vuoi che sia,
un pacco di fatture e l’illusione
che per ricominciare e andare via
sia sufficiente un notte di magia…
Ma una notte senza luna, no
non ha illusione,
e questa pioggia
che gareggia con il vento
pure la voce toglie al mio lamento:
che ne sarà di questi sogni miei,
che ne sarà di me e del mio lottare,
che ne sarà di questo mio bisogno
di ridere e giocare?

Non c’è luna
in questa notte nera, e la pioggia
sta spazzando ogni cosa:
batte sui vetri,
scroscia sulla strada,
e con il sonno impasta
la mia malinconia…
L’oggi
ha ormai chiesto spazio a ieri,
ed il domani, ‘sta nottenon è nei miei pensieri…

domenica 11 ottobre 2009

La forza della ragione ?

Ingorghi di razze
e miscugli
di lingue e colori
impudicamente si offrono
quale feretro di sogni illusori
in opposte prigioni…

Ma prigioniera
è anche la mente
che vede
nemica la povera gente
e non quel cancro
che unisce al potere
la spada ricurva
e la ragione che tace
su quella lancia spezzata
per una guerra di pace.

sabato 19 settembre 2009

Io, più non so

Cadono
da questo plumbeo cielo
coltelli assassini.
Nel buio scoccano
saette avvelenate
da immense nuvole
d’assurda intolleranza.
Ed io più non so
se questa lunga notte
ritroverà il suo giorno.
Più non so
per quanto ancora confonderemo
deformate ombre d’avvoltoi
in splendide fenici
risorte per guidarci
verso nuovi improbabili orizzonti.
Intanto
marciamo compatti nel buio:
lo sguardo puntato nel vuoto
e i piedi che battono il ritmo
su un tappeto di muschio nutrito
da putrefatti cadaveri

sabato 12 settembre 2009

Historia magistra vitae

Servi della gleba
Inchiodati
alla catena del bisogno.
Plebe illetterata
unita
nella paura di capire.
Perfidi profeti
burattini
di mille inquisizioni.
Frustrati feudatari
servitori
di nuovi imperatori.

Ecco…
I tecnici, le comparse
e i primi attori
di questo nostro
vergognoso ed eterno
medioevo.

mercoledì 19 agosto 2009

Lei, sorrideva

Seduto pressappoco
sull’orlo della sera,
guardavi il mondo
con indifferenza;
negli occhi avevi l’ombra
dei sogni d’una vita,
sul viso
disegnata la fatica
e quei momenti,
riempiti dall’attesa
di un altro giorno
che si ripeteva…

Nella penombra
scendevano le ore
sopra la polvere
del tavolo in cucina;
e le tue notti
sapevano di muffa
che ricopriva
il tanfo dei lenzuoli,
come l’odore
del cibo riscaldato
che rivestiva ormai
tutti i pensieri…

Ma qualche volta, so,
sentivi quella musica,
quel valzer mozzafiato
di tanto tempo fa.
Così ti alzavi
un poco barcollante,
mentre la stanza
di blu si colorava,
e con lo sguardo attento
lei cercavi,
quella di un valzer
di tanto tempo fa…

Lei sorrideva
E a te s’avvicinava
scostando quel silenzio
che la circondava…
Poi con dolcezza
la mano sua baciavi,
l’orchestra riprendeva
il ballo cominciava
e tu,
con lei che ti sfiorava
e tutto attorno che brillava,
volavi sopra il letto
e ai piedi tuoi il mondo,
che girava…

Ma quella notte, so,
il ballo non finì
un colpo forte al cuore
e la musica cessò…
Così la morte arriva,
quasi sempre da nemica,
ma quella notte no,
non fu così,
perché con quella donna
ancora lì vicino
e l’animo disperso
nel suo viso,
sciogliesti la tua vita
in un sorriso

venerdì 7 agosto 2009

La vita

Per me,
povero cristo senza fede,
la vita è un lampo
che illumina miraggi
un gioco triste
senza soluzione
una fatica
che non ha futuro
una puttana
priva di pudore.


6 maggio 2009

martedì 4 agosto 2009

Ed io ti porto

Ed io ti porto
dov’è frontiera il mondo,
dove la vita
è sempre e solo in saldo.

Ed io ti porto
nel cuore dell’angoscia,
in quel pacciame
di rabbia e d’ignoranza
dove germoglia e prospera violenza.

Ed io ti porto
al centro della tela,
in quell’intreccio
d’ipocrisia e vendetta;
le prede arrivano
e il ragno è lì che aspetta.

Ed io ti porto
dove non c’è il sorriso,
ma solo il ghigno sdentato
di una vecchia
che è sirena per chi non può vedere,
ma è puttana
e serva del potere.

Ed io ti porto
dove non vuoi venire,
davanti ad uno specchio
che mostra ciò che non si vuol vedere,
dove riflessa e opposta
può essere la vita
ed è natura e caso
il ruolo che t’aspetta.

venerdì 31 luglio 2009

Ovunque si cerchi

Ritagli di fedi
vendute per vere
che offrono in svendita
certezze e paure
e
brandelli di credo
per mille bandiere
che catturano l’anima
in sogni e prigioni,
si trovano,
ovunque si cerchi,
tra rovine, macerie e
cadaveri

venerdì 24 luglio 2009

Drama boy

A Kristopher e al suo sogno


Esile bambino che sognavi di danzare
e che danzavi
sopra quelle quattro case
e sotto il cielo
di certa soffocante umanità, lo so
t’han mutilato l’anima,
sfregiando la tua diversità.

Povera gente, sai?
Poveragentemiseraeperdente
che davvero non può lasciar sognare
e ai figli suoi insegna a bastonare
la propria e l’ altrui diversità
come sempre e sempre poi sarà,
assurdo e triste arcano della nostra umanità.

Ma tu, drama boy
non piangere, non ascoltar la rabbia
non ti curar di lor / ma guarda e passa
il nulla, nulla merita e nulla il nulla avrà,
negli occhi tuoi e nell’anima la tua diversità,
l’essenza di quel sogno
che certo non morrà.





“Sognava di essere ballerino. Ferito dai compagni di classe” Corriere della Sera, 9 gennaio 2003

domenica 7 giugno 2009

L’ultima estate di Klingsor.

(Dall'omonimo racconto di hermann Hesse)

Il colore è vita,
è superficie,
e delle cose è
la pelle sua più fine…
Ed è con il colore
che vi racconterò l’estate,
l’ultima mia,
non so se la più bella,
ma certo, tra le tante,
proprio quella
che vide al suo crepuscolo
lasciar l’anima mia
dipinta su una tela
assieme al volto,
ai cento volti miei,
e ai volti della storia
del pianeta
che come un lampo
davanti a me passaron
come succede
nell’attimo finale
della vita….
Estate magica fu
quell’estate mia,
intensa e profumata
come il vino,
rosso robbia la sera
e cinabro al mattino.
Il viola del cobalto
avea la notte,
che accompagnava
con la paura
il riso
per quelle dieci vite
che davvero
nemmeno una
consumar volevo.
Ma il giorno…
il giorno del verde Veronese
i campi colorava,
e di quello cobalto
i monti dipingeva,
lasciando all’acqua
il color dello smeraldo,
ed al sole e all’amor
il giallo e rosso cadmio
del passeggiar lambendo
sulla strada
il grano che s’inchina
alla delicatezza del papavero…

Per un’estate
e per la vita intera
i miei quattro colori
mi bastavano.
Ma per la morte no,
non so il colore
e mai l’ho voluto
ricercare…
Perché la morte
è la fine del colore,
ed io la sfido
restando sempre in piedi:
la penna ed il pennello
in una mano,
ed in quell’altra
un calice di vino
e l’indomata voglia
di stare ancora in piedi,
ancora,
ancora e sempre,
ancora un’altra volta
brindando con la gioia
e con la rabbia
al mio mattino….

sabato 16 maggio 2009

La Civiltà d'amare

(dal rapporto Unicef sull’infanzia)


11 milioni
sono i bimbi che muoiono
ogni anno di malattie banali,
ma per quelle medicine
che nei paesi ricchi
si ingoiano e si gettano a quintali.
50 milioni, invece,
sono nati di recente senza un nome,
per rendergli più facile incontrare
qualcuno di quei 100 milioni
invece abbandonati
ad imparar la vita
frugando nei rifiuti dei supermercati .
Di questi, 300 mila
verranno poi arruolati
in uno di quegli eserciti ribelli
che in nome di una fede o un’ideale
saprà usare un bambino,
per sparare.
Del resto 2 milioni
sono i bimbi già ammazzati;
6 milioni invece, i feriti o i mutilati
in una delle guerre dalle Nazioni Unite
organizzate
e da qualche potentato consigliate.
Ma se 200 milioni
saranno i bambini costretti a lavorare
e 120 di questi proprio non troveranno
il tempo di studiare
Io penso agli altri 80, di milioni
che in qualche modo a scuola
poi ci andranno.
Penso ai loro occhi, ai loro volti
ed alla ferita che gli si aprirà nel cuore
quando con ardore gli diranno
che è questa qui
la civiltà da amare

lunedì 4 maggio 2009

In giorni come questi

Nulla,
in giorni come questi,
può strappare un sorriso,
nulla...

In giorni come questi
si respinge con fastidio chi si ama
e infastiditi si osserva il cielo,
illogicamente sereno.

Nulla,
in giorni come questi,
può dare anche solo un labile
presentimento di futuro,
nulla...

In giorni come questi
ci si chiedono cose
che stordiscono l’anima
e rabbuiano il viso, così
nulla,
in giorni come questi,
può strappare un sorriso.

venerdì 20 marzo 2009

Io, speriamo che me la cavo*

La fine di ‘sto mondo
a me non fa paura perché
da almeno un secolo
morto io sarò già,
e adesso ve lo dico
quel che succederà:

le capre dai pastori
Dio separerà:
a uno qua, a un altro là
e se un furbo
vorrà mettersi di qua
Dio lo vedrà.

Saranno mille,
mille miliardi almeno;
pastori, capre e mucche
più dei cinesi certo lo saranno,
ma in una delle tre porte
tutti quanti passeranno.

Fate silenzio tutti,
Dio dirà
e ad uno ad uno lì dividerà:
il sindaco e le capre
van di qua, e quelli buoni
tutti van di là

Il mondo scoppierà,
le stelle scoppieranno,
i buoni rideranno,
i cattivi piangeranno
e i bimbi del limbo
farfalle diventeranno…

Io…
Io, speriamo che me la cavo!




*Questa poesia è l’adattamento di un tema di un bambino di una scuola elementare della provincia di Napoli, inserito in una raccolta di sessanta componimenti , scritti da altrettanti bambini di quella stessa scuola.
Il volume si intitola proprio “Io speriamo che me la cavo”, ed è stato curato dal maestro della scuola Marcello D’Orta che, nella presentazione del libro, così spiega:
“ Quanti temi avrò letto nei miei dieci e più anni come maestro elementare di Arzano? Non lo so, ne ho perso il conto. Ma non il ricordo perché, ordinati o disordinati, tristi, giocosi e persino polemici, tutti hanno sempre detto e, a volte, dato qualcosa. Tanto che alcuni li ho conservati e ora ho voluto raccoglierne una sessantina tra i più ameni e sorprendenti, Credo che valga la pena di conoscerli. Colorati, vitalissimi, spesso prodigiosamente sgrammaticati e scoppiettanti di humour involontario, di primo acchito possono far pensare a una travolgente antologia di “perle”. Ma, per chi sa guardare, sotto c’è qualcosa di diverso e di più. Una saggezza e una rassegnazione antica, un’allegria scanzonata e struggente nel suo candore sottoproletario, una cronaca quotidiana ilare e spietata che sfocia in uno spaccato inquietante delle condizioni del nostro Sud.”

mercoledì 7 gennaio 2009

E la notte s'è ripresa la città...

Non c’è un cane
per le strade
non c’è un ombra in movimento,
solo raffiche di vento.
C’è silenzio e nelle vie,
catturate dal deserto,
vagabonda un automobile
con quell’ultimo ammalato
che nessuno curerà.
L’aria è fresca nel mattino
e si confonde
nella polvere dei muri
sgretolati dai soldati
che accompagnano il risveglio
ululando alla città.

Si fa largo questo giorno
tra le ombre del mattino
e quel sogno collettivo
per un po’ di normalità,
ma il sospiro che si sente
è sospeso tra il silenzio
e quel rombo di motori
che riporta alla realtà…
Ecco, senti?
!
!
!
!
!
!
((!))
e la notte
si è ripresa la città…



(Dicembre 2002)